Ma Bussoleno non era in Val Susa?

Dresda, mercatini di Natale. Castagne di Bussoleno.

Spesso ci si meraviglia della frequenza sempre maggiore con cui le nuove generazioni imballano, con i vestiti ed i libri, la propria intera vita, e la trasferiscono all’estero. Questo perché tale scelta viene considerata, a ragione, un grande passo, un atto di coraggio, un salto nel buio. Eppure con il passare dei mesi, esaurita la sorpresa iniziale, il modello mentale della propria quotidianità si riqualifica nel paese d’adozione – tra quelle strade, con quelle persone, in quella lingua – e ciò che ieri appariva una curiosa stranezza locale, si consolida oggi in nuova abitudine. A tal punto che, se si è di passaggio nella vecchia Italia, ci si sorprende a fare riferimento a quell’angolo di estero ormai nostro con l’eloquente sostantivo di “casa”, in maniera spontanea e del tutto involontaria. Non è più causa di stupore dover lasciare il 10% di mancia al ristorante, avendo cura però di arrotondare all’euro, e non al centesimo, come il rigore matematico ti avrebbe imposto, per non incontrare espressioni sbigottite. Non appare più buffo sentirsi dire dalla parrucchiera, dopo il taglio, che la sola asciugatura in negozio ti costerà ulteriori dieci euro, ma potrà divenire gratuita se provvedi da solo in loco, ragion per cui dalle vetrine puoi scorgere torme di clienti affaccendati fare da sé. Non è più disorientante che alla fine di ogni lezione universitaria tutto il pubblico studentesco colpisca con le nocche il proprio banco, bussi collettivamente, per così dire, a mo’ di applauso e di saluto. E riesci finalmente a dare per acquisito che i mezzi siano puntuali, e la mensa dell’università addirittura buona (i reduci di Torino – a cui va tutta la nostra solidarietà – ben comprenderanno la nostra incredulità). Scopri perfino di star acquisendo qualcosa del dialetto locale. Fino a che un giorno, in pieno centro, al grido di ganz frisch aus Sachsen! (“freschissime dalla Sassonia!”), non trovi un venditore di castagne che certo non può sapere che tu capisci benissimo cosa significano le scritte “Bussoleno” e “Cuneo”, che comicamente lo smentiscono dal sacco di juta contenente la sua merce. Ed è così che, con una risata di cuore ed una storica fotografia insieme ad un sacco di castagne, conquisti la certezza che non ti dimenticherai mai da dove sei venuto.